Valencia aspetta Aquarius con 2.500 volontari – Corriere.it
16 Giugno 2018 0 Di luna_rossaE proprio mentre il commissario della Croce rossa spiega che i 629 profughi dell’Aquarius saranno «destinados al su destino», dagli altoparlanti della molo crociere esce a tutto volume una canzone di Eros Ramazzotti. C’è solo una vetrata che separa lo spazio angusto dove ai giornalisti giunti da tutto il mondo viene spiegata nei dettagli il dispositivo di accoglienza dei 629 profughi dell’Aquarius, dal piazzale dove una trentina di ragazze festeggia l’addio al nubilato di una loro amica, appena scesa da una Rolls Royce, «del 1954» precisa fiero il conducente, che rimane parcheggiata in bella vista e fotografata da centinaia di passanti fino a tarda sera.
Il convoglio
Dunque arrivano. Anzi, sono già arrivati. Il convoglio delle tre navi che si è diviso i profughi dell’Aquarius, l’imbarcazione che li aveva a sua volta raccolti in mare su segnalazione della nostra Guardia costiera alla quale Matteo Salvini ha rifiutato l’approdo italiano, è giunto in rada all’una della notte appena trascorsa. I passeggeri a bordo, sfiniti da una settimana di navigazione che ha lambito i porti della Sardegna, della Corsica e quello di Maiorca, dovranno invece aspettare l’alba perché si compia il cerimoniale dello sbarco, che prevede l’accompagnamento della marina spagnola e le prime luci del giorno per mettere il più possibile «in chiaro» l’evento. Una ogni tre ore. La Dattilo, della nostra Guardia costiera, sarà la prima, e attraccherà alle 6. Poi sarà la volta dell’Aquarius, e infine, a mezzogiorno, toccherà alla Orione della Marina militare italiana.
I numeri
L’hanno chiamata «Esperanza del Mediterraneo», che significa un migliaio di volontari della Croce Rossa spagnola pronti ad entrare in azione, 300 donne e uomini della Guardia Civil, 356 funzionari della Polizia nazionale, 450 traduttori, settanta dei quali al lavoro per conto dell’autorità giudiziaria, 200 operatori sanitari, per un totale di quasi 2.500 persone coinvolte. L’hangar che nel 2007 fu di Alinghi sembra un formicaio impazzito, tra camion che scaricano provviste e operatori che dispongono file di brandine e tavoli dove verranno somministrati i primi pasti e i soccorsi. Sono arrivate quindici tonnellate di cibo e beni di prima necessità, forniti gratis da una ventina di aziende della zona, compresi 700 quintali di pesche. La chiamata alla solidarietà fatta dal sindaco di Valencia e dalla Generalitat, la Regione, non è rimasta senza risposta, utile anche a tappare la falla principale, quella dell’accoglienza nel medio periodo. Nell’attesa che si definisca il loro status giuridico, la maggior parte dei migranti dell’Aquarius trascorreranno le loro giornate in abitazioni private, messe a disposizione dai cittadini di Valencia e dalla curia. Solo i minori non accompagnati, una settantina, verranno trasferiti insieme in un apposito centro ad Alicante. Nelle altre strutture, centri per rifugiati e per irregolari, non c’è spazio. E per rendere abitabili i molti edifici abbandonati che circondano Valencia serviva un tempo che non c’è stato.
La promessa
Alla fine ognuno avrà quel che vuole, tranne i migranti. La promessa fatta dalla Generalitat di garantire lo status di rifugiati a tutti è stata rimangiata in un attimo su pressione del governo centrale e temperata dalla concessione di un visto provvisorio di 15 giorni, che mette anche i profughi dell’Aquarius in attesa di giudizio, come tutti gli altri 3.400 giunti nel solo mese di maggio in questa regione. Anche la scelta di fare attraccare il convoglio nel molo delle crociere, nel punto di massima visibilità e mondanità della marina valenciana, già di suo epicentro della movida, non è spiegabile soltanto con l’improvvisazione e lo stato di necessità. Magari non è colpa di nessuno, per altro la marina di Valencia è meta celebre per gli addii ai celibati, solo ieri ne abbiamo contati cinque in corso d’opera.
La scritta
L’arrivo di 629 disperati in fuga da guerre e miserie andrà però in scena davanti a yacht con musica a tutto volume, a terrazze che ospitano locali chiamati «High cube» e «Bora Bora», tra signore in costume che fanno corsi di spinning acquatico e rispettivi mariti che bevono l’aperitivo, avvolti da musica techno in sottofondo e megaschermi che trasmettono le partite dei mondiali. Chissà al momento dello sbarco cosa potrà pensare di questo spettacolo un ragazzo come Bilal, orfano di genitori, fuggito dalla sua tribù in Nigeria, sopravvissuto al naufragio del suo barcone, uno di quelli che durante il lungo viaggio a ogni luce dalla costa chiedeva ai medici di Médecins Sans Frontières se quella fosse la loro destinazione. «La Libia dove siamo stati fermi per almeno un mese» racconta «non è un posto adatto a qualunque essere umano, ti rubano tutto e spezzano il tuo spirito, e lo hanno fatto con ognuno di noi». Alcuni turisti italiani, che qui rappresentano il 40 per cento dell’indotto del settore, attraversano la piazza della marina in bicicletta. «Giornalisti?» chiede uno di loro. Al cenno di assenso parte l’urlo «viva Salvini!». Nel tardo pomeriggio sull’hangar di Alinghi diventato base dei primi soccorsi, è stato issato uno striscione firmato dalla Generalitat valenciana. C’è scritto Benvenuti a casa vostra in spagnolo, valenciano, inglese, francese, arabo. Manca l’italiano.
Sorgente: Valencia aspetta Aquarius con 2.500 volontari – Corriere.it