Viaggio tra le roulotte di Milano, dove vivono i rom: “Siamo nell’Ue, non ci caccerete” – La Stampa

19 Giugno 2018 0 Di luna_rossa

La reazione della comunità alle parole di Salvini

di Fabio Poletti

«Me lo ricordo il censimento di dieci anni fa voluto da Berlusconi e Maroni. E se lo ricorda anche mio padre, sopravvissuto nel 1945 al lager di Tossicia in Abruzzo. Eravamo io, lui e altri quaranta di noi nel campo di via Impastato a Rogoredo. Arrivarono settanta poliziotti e carabinieri in assetto di guerra. Non si poteva entrare. Non si poteva uscire. Ci controllarono uno a uno. Salvini deve saperlo che non si può fare. Ma è un brutto segnale. Da non dormirci di notte. Certo che siamo preoccupati». Giorgio Bezzecchi è il portavoce dell’Opera Nomadi di Milano. Quasi quattromila rom dei quali metà stranieri, spalmati in quattro campi ufficiali del Comune e in decine di altri insediamenti completamente abusivi, spesso solo qualche roulotte e catapecchia, che circondano Milano.

 

In via Chiesa Rossa alla periferia Sud della città c’è uno dei campi comunali con sessanta famiglie rom e tantissimi bambini che girano tra le casette di legno con staccionate che circondano giardini senza erba, roulotte con le paraboliche della tv grandi così e ammassi di detriti tra le erbacce che crescono attorno a reti metalliche e cancelli. Iaio De Maria, 68 anni, vedovo, cinque figli, ex giostraio oggi in pensione è il portavoce del campo: «Questo è un villaggio. Campo è un brutto nome del passato che vogliamo dimenticare». Questo insediamento esiste dal 2000. Frutto di una diaspora infinita e di sgomberi che hanno ridisegnato la geografia dei rom a Milano. L’ultimo sgombero, quello di via Idro, è di appena due anni fa quando era ancora sindaco Giuliano Pisapia.

 

«Io sono italianissimo»

«Io non ho paura che mi mandino via. Io sono italiano, italianissimo. La mia famiglia vive in Italia da cento anni. Veniamo da Fiume e da Pola quando erano ancora italiane. Noi vogliamo solo vivere tranquilli. Come tutti voi gagi», assicura questo patriarca dei rom assai riverito e pure molto disponibile. «Ho anche fatto il militare. Merito di essere considerato italiano come tutti voi anche se non sono mai andato a scuola perché ai miei tempi non si usava». La questione è assai spinosa. I bambini degli «zingari» non vanno a scuola: è una cosa che dicono tutti. Iaio De Maria cerca di smontare quello che lui considera un luogo comune: «I nostri figli vanno tutti a scuola. Ed è proprio per loro che abbiamo smesso di essere nomadi. Per dargli la possibilità di avere l’istruzione che noi non abbiamo avuto».

 

Io non ho mai rubato. Ho la fedina penale pulita. Ho fatto il giostraio tutta la vita perché non volevo studiare e volevo stare all’aria aperta

 

Fosse solo quello il luogo comune. Il portavoce dell’insediamento di via Chiesa Rossa sa fare pure del sarcasmo: «Non ho bisogno di Salvini per sapere che mi considerate brutto, sporco e cattivo. Ma una volta, quando avevo i capelli, ero pure biondo come in tutta la mia famiglia. E devo dire che non è vero che noi rubiamo i bambini. Né li mangiamo, perché si sa che quello lo fanno i comunisti». L’accusa più ripetuta e che i rom rubino. Iaio De Maria non smentisce ma rilancia: «Rubate anche voi italiani se è per questo. Io non ho mai rubato. Ho la fedina penale pulita. Ho fatto il giostraio tutta la vita perché non volevo studiare e volevo stare all’aria aperta. Sono un uomo con una dignità e non dovrei avere paura di niente perché l’Italia è un Paese democratico e quello che dice Salvini non lo può fare».

 

Clima peggiorato

L’aria che tira tra i rom non è per niente bella. E mica solo perché la Lega è al governo. Il presidente del Naga, Pietro Massarotto, alla guida dell’associazione di medici che a Milano cura migranti e rom senza guardargli i documenti, giura che l’aria è quella di sempre: «Tra destra e sinistra a Milano c’è una continuità di intervento. Col risultato che a furia di sgomberi, i rom sono stati spalmati in tutta la città». Pure in via Sacile, periferia Ovest della città dove abita Pana Corabia, rom nata in Romania e mediatrice culturale: «Dove c’è delinquenza è giusto intervenire ma non si può generalizzare. Quello che dice Salvini mi preoccupa ma alla fine non ci può mandare via. Io sono italia da venti anni. E come rumena qui sono in Europa che è anche casa mia».

Sorgente: Viaggio tra le roulotte di Milano, dove vivono i rom: “Siamo nell’Ue, non ci caccerete” – La Stampa