Striscioni con la scritta “Aborto Libero” hanno attraversato la fredda notte di Santiago del Cile. Migliaia di persone – indossando simboliche sciarpe verdi e al ritmo di tamburi – hanno sfilato per il centralissimo viale Alameda per chiedere una nuova legge sull’aborto.
Considerato un crimine durante il regime-Pinochet, solo nel 1989 – con la presidente-pediatra Michelle Bachelet – l’aborto è stato depenalizzato, ma soltanto in tre casi: rischio di vita della madre, malfomazioni del feto e stupro.
“E’ solo il 3%.dei casi, mentre il restante 97% delle donne ricorre ad aborti clandestini“, fanno sapere i movimenti femministi, che hanno organizzato la manifestazione.
“Un segnale per tutte le donne”
“Credo che sia importante dare un segnale, per noi, per tutto il continente“, spiega questa dimostrante, Alejandra Valle. “Siamo donne e siamo unite. Speriamo che si avvi anche qui un dibattito sull’aborto, come in Argentina, seguendo l’esempio delle nostre compagne, che hanno riempito le piazze di verde e hanno dimostrato di voler essere ascoltate”.
Una delle dimostranti, Alejandra Valle.
“Ho molte speranze per noi, e sono molte felici per le donne argentine“, dice una ragazza, Fernanda Tapia. “Seguiremo il loro esempio, staremo qui a lottare fino alla fine“.
Fernanda Tapia durante l’intervista.
Tre donne ferite
Nel corso della manifestazione a Santiago del Cile, tre donne sono state pugnalate – una all’addome e due alle gambe – da misteriosi gruppi di persone infiltrati nelle proteste “verdi”, comunque pacifiche.
Per fortuna, le donne non hanno riportate ferite gravi.
Lo riporta anche la stampa cilena.
Il governo, per ora, tace
Dal 2013, in Cile questa è la sesta grande marcia a favore dell’aborto, per sensibilizzare l’opinione pubblica e il governo cileno del presidente Sebastián Piñera.
In Cile, ogni anno, sono circa 30mila gli aborti provocati o spontanei, ma le cifre ufficiali non tengono conto delle interruzioni di gravidanza clandestine.
Un dibattito in tutto il continente
In tutta l’America Latina è in atto un forte dibattito sul diritto all’aborto, ma altresì sul diritto di obiezione di coscienza dei medici negli ospedali pubblici e privati.
Ecco, ad esempio, quello che è cambiato in Argentina.