Questo video riporta una testimonianza molto bella su quel che significa vivere da transgender. Le lesbiche terf londinesi dovrebbero ascoltare a fondo quel che questa donna dice. Antonella ci regala la traduzione dei sottotitoli.
“Sono una donna e ho un pene. Il termine corretto sarebbe donna transgender, sebbene ormai ci si rivolga a me come “tranny”.
Ed ogni volta che questo accade mi ritrovo a chiedermi “cosa mi ha tradita?”. La mia altezza? Voglio dire, tendo a dimenticare che non siete abituati a donne così alte, un metro e ottanta accanto a voi, voglio dire, a parte le modelle sulla passerella, ma quelle non esistono nella vita reale, giusto?
O forse ora che parlo: la mia voce. Sarà raffreddata? L’ho persa? O saranno gli sguardi che fanno su e giù sulla mia gola, come se il mio pomo d’Adamo fosse un frutto proibito. Dico a me stessa che forse sono le mie mani, i peli sul mio corpo, le mie sopracciglia. O la mia mascella? Il mio naso aquilino? forse è solo l’assoluta assenza di tette.
O forse è il modo impeccabile con cui mi trucco, perché diciamolo: nessuna delle vostre ex è mai stata bella quanto me.
Perché mi sarà concesso di essere considerata bella solo nel momento in cui avrò saputo convincervi, quando sarò riuscita ad essere abbastanza piccola, discreta ed accettabile affinché voi poteste percepirmi – aperte e chiuse virgolette – come una “vera donna”.
Ma io mi rifiuto di farmi piccola. Mi prenderò spazio, invece, nel mezzo di quegli sguardi fissi e insistenti, tra quei sorrisi di circostanza e la madre che quando mi vede si tira vicino il suo bambino, intossicata dalle idee su di me spacciate da giornaliste come Germaine Greer. Io riempirò il silenzio tra ciò che viene pensato e quello che viene detto.
La stampa di destra diffonde l’idea in questa società che io sarei uno stupratore vestito da donna. Una bugiarda, una che fa finta di essere chi non è, un imbroglio, un parassita che si nutre della sua stessa carne.
Voglio dire della distanza che ci separa dal primo mattone scagliato, da quella prima ribellione. Voglio dire di tutte le donne venute prima di me, che hanno dato testimonianza con le loro vite di tutto questo. Sylvia Rivera, Marsha P. Johnson.
e con le mani sporche di sangue ora venite da me e vorreste indicarmi quale colpevole, in quanto “tranny”.
Il futuro non è femmina. Il futuro è intersezionale.
Il futuro è Black, il futuro è trans, il futuro è non-binary, il futuro è donne lesbiche, donne disabili, donne musulmane, il futuro sono le sex worker. Noi, noi siamo il futuro.
Sostenete donne che non conoscete, donne da cui non siete attratti sessualmente. Supportate le donne che non hanno direttamente a che fare con voi. Donne che non soddisfano le vostre aspettative di come una donna è o dovrebbe essere secondo voi.
Io sono una donna.
Ed ho un pene.”