Putin-Trump, “l’altro summit” di Parigi rivelato dalle foto e dai gesti | Rep
12 Novembre 2018 0 Di luna_rossa
dal nostro inviato FEDERICO RAMPINI
PARIGI. Tre foto catturano “l’altra celebrazione” che si è tenuta a Parigi, quella del sovranismo. Nella prima Vladimir Putin arriva (come sempre in ritardo) per unirsi al gruppo: Emmanuel Macron e Angela Merkel lo scrutano con sguardi di inquietudine, diffidenza, malcelato disagio; Donald Trump invece gli regala un sorriso complice e ammiccante. Nella seconda foto è Putin che punta verso Trump e gli rivolge “thumbs up”, il pollice all’insù che esprime felicitazione. Nei gesti, negli sguardi, nel body-language, quei due fanno squadra a parte. Possibilmente con Erdogan e qualche esponente dell’Est europeo come soci minori. Non chiamiamola Internazionale sovranista, perché è una contraddizione nei termini e infatti una cosa simile non esiste. Una terza foto, dove spicca l’assenza di Trump (ha saltato perfino la visita a un cimitero americano), sottolinea quanto poco lui abbia “sentito” la commemorazione. Si celebrava un evento che segnò cent’anni fa la nascita di un idealismo internazionalista made in Usa: la Società delle Nazioni voluta da Woodrow Wilson, antenata di quell’Onu fondata da Franklin Roosevelt, e aborrita dall’attuale leadership di Washington.
Esiste una rappresentazione del mondo, e delle relazioni internazionali, alternativa a quella che Macron e la Merkel hanno tentato di difendere commemorando la fine della prima guerra mondiale. Macron ha cercato di spiegare che il patriottismo è l’esatto opposto del nazionalismo. Distinzione importante, anche se sottile e non sempre condivisa: l’amore della patria è un sentimento positivo, il nazionalismo si nutre sottolineando in negativo le differenze, le ragioni di conflitto. (Non è chiaro quale dei due Macron pratichi nella realtà, ad esempio a Clavière Bardonecchia e Ventimiglia). La Merkel ha lanciato un ammonimento sulla pace in pericolo perfino dentro l’Europa. Purtroppo per questa Europa, a guidare l’asse franco-tedesco ci sono due leader precipitati ai minimi storici nella fiducia dei loro stessi connazionali. Ne risente inevitabilmente la credibilità della loro visione sull’integrazione europea.
Trump e Putin alternano l’intesa personale, quasi un’attrazione fatale, con occasioni di scontro continue (alla vigilia dell’incontro di Parigi la Casa Bianca aveva annunciato nuove sanzioni contro la Russia). Ma questo è nella logica dei sovranismi. Che ci riportano ad una visione della geopolitica molto antica. E’ quella che comincia con la Pace di Vestfalia nel 1648, cioè la nascita della diplomazia e delle relazioni internazionali fondate sugli Stati e sulla loro sovranità; prosegue con il Congresso di Vienna del 1815 e la visione di Metternich-Talleyrand sull’equilibrio multipolare fondato su alleanze che bilanciano i rapporti di forze; sfocia nell’applicazione di queste realpolitik all’èra moderna da parte di Henry Kissinger. I sovranismi proliferano a maggior ragione quando il ripiegamento isolazionista di America First consente il riaffiorare di antichi imperi, russo ottomano persiano cinese, in un Grande Gioco del terzo millennio per recuperare zone d’influenza perdute.
Al tempo stesso, il Pentagono non rinuncia facilmente ad una leadership mondiale. Perciò la corsa al riamo già avviata da anni dalla Cina e dalla Russia, viene contrastata non con la ricerca di nuove intese sui limiti agli arsenali, ma con un’escalation anche da parte degli Stati Uniti. Il nucleare torna ad essere uno dei terreni di questa gara. Se a Parigi non c’è stato il tempo per parlarne, a fine mese Trump e Putin si vedono a Buenos Aires per il G20 e la questione delle armi atomiche sarà sul tavolo. Le violazioni russe al trattato Reagan-Gorvacev del 1987, la pressione del Pentagono perché Trump denunci quel trattato, rischiano di ripiombare l’Europa in una situazione simile alla crisi degli euromissili negli anni Settanta.
E’ uno degli scenari che aveva in mente ieri la Merkel nel suo accenno ai pericoli per la pace sul continente. Barack Obama sognava di invertire la tendenza, rilanciare un disarmo; firmò un nuovo trattato Start, parlò di una “denuclearizzazione” concordata a livello globale. La logica dei sovranismi punta invece all’equilibrio dinamico – cioè instabile – tra le potenze. E’ tanto più complicato perché oggi a differenza dal 1987 c’è una terza superpotenza decisa ad armarsi fino ai denti e con risorse economiche colossali, la Cina. Mentre l’Europa che gestì la crisi degli euromissili con un duo franco-tedesco autorevole, Helmut Schmidt e Valéry Giscard d’Estaing, oggi è preda di spinte centrifughe, senza un nocciolo duro che abbia un ruolo propulsivo, motivante, disciplinante. Non a caso, nelle foto di ieri a Parigi chi sorride sono gli altri.
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