Migranti Sea Watch, l’accoglienza dei valdesi: “Li ospiteremo nelle case, poi integrazione e lavoro” | Rep
11 Gennaio 2019 0 Di luna_rossa
DI JACOPO RICCA
Un modello di accoglienza, quello valdese, che sfida il decreto Salvini e i divieti di sbarco e che ora è pronto a dare una casa e un futuro ai 10 migranti della Sea Watch che saranno destinati all’Italia. Parte dalle valli piemontesi ma arriva fino a Scicli, in Sicilia, dove la Casa delle Culture, nata nel 2014, dà ospitalità ai rifugiati del progetto “Mediterranean Hope” della Federazione delle chiese evangeliche in Italia.
“Abbiamo iniziato a porci il problema dell’accoglienza nel 1990 con gli sbarchi degli albanesi, poi è venuta la guerra in ex Jugoslavia e i suoi profughi. Tutte le attività sono state messe a sistema, infine, con le primavere arabe” racconta il pastore Eugenio Bernardini, moderatore della Tavola valdese. Oggi sono oltre 600 le persone accolte da questa comunità che in Italia conta alcune decine di migliaia di persone e che assicura un futuro anche a quei migranti che arrivano in Europa grazie ai corridoi umanitari: “La nostra è un’accoglienza personalizzata dove cerchiamo di trovare la soluzione abitativa e di inserimento più adatta a ogni singolo migrante – spiega Bernardini – Si tratta di uno sforzo grande, ma anche di qualcosa che dà risultati migliori rispetto ad altri modelli”.
La maggior parte delle attività sono finanziate con l’8xMille alla Chiesa evangelica valdese che tanti italiani, anche non credenti, devolvono: “Collaboriamo anche con le prefetture per i progetti di accoglienza Sprar”. Tra Pinerolo, la val Pellice e la Val Chisone sono sparsi molti appartamenti che danno un tetto a chi fugge dalla guerra, ma le attività della Diaconia valdese arrivano fino a Torino e poi raggiungono mezza Italia, da Lombardia e Veneto a Napoli e alla Calabria, passando per la Toscana e Roma.
“Dove andranno i 10 della Sea Watch lo decideremo quando conosceremo la loro identità e le loro storie” assicura Federica Brizi, responsabile del Servizio rifugiati e migranti della Fcei. Se saranno le tre famiglie provenienti dall’Africa francofona andranno in Piemonte, tra Pinerolo e Torino: “Ci sono servizi scolastici che hanno dato ottimi risultati per l’inserimento dei bambini che hanno ancora difficoltà a parlare l’italiano – dice ancora il pastore – Con le nostre risorse possiamo assicurare assistenza per circa un anno, ma puntiamo a far raggiungere a queste persone il prima possibile l’autonomia, anche sul piano lavorativo”.
A Torre Pellice l’inserimento nella comunità locale passa anche dalla sport e dall’eredità delle Olimpiadi del 2006: un gruppo di migranti ha costituito la prima squadra di curling di soli richiedenti asilo. Poi c’è chi ha aperto un ristorante a Torino, il primo siriano in città. La maggior parte però non si ferma tra le montagne del Piemonte: “Molti preferiscono cercare un lavoro in altre parti d’Italia – confessa Bernardini – ci sono quelli che vogliono raggiungere altri Paesi dell’Europa, magari anche attraversando illegalmente il confine e rischiando purtroppo la vita”.
Dal Piemonte alla Sicilia le diverse realtà che collaborano con la Fcei sono pronte ad accogliere i 10: “Abbiamo detto che noi ci siamo, ma non sappiamo ancora se arriveranno qui” conferma Giovannella Scifo della “Casa delle Culture” di Scicli. In queste ore di contatti frenetici sono arrivate le richieste di disponibilità dal ministero degli Esteri: “Ci hanno detto di stare pronti e tanto abbiamo fatto” aggiunge il segretario esecutivo della diaconia valdese, Gianluca Barbanotti.
Anche l’accoglienza dei valdesi rischia di entrare in crisi con il decreto Salvini: “In particolare la parte Sprar gestita con le prefetture – denuncia il moderatore Bernardini – c’è il rischio di trasformare in fantasmi senza identità molti dei migranti che abbiamo ospitato. Quello che nessuno capisce è che investire in una buona accoglienza riduce il conto della sicurezza da pagare poi. Sono migliaia le persone che lavorano in questo settore e noi stessi saremo costretti a non rinnovare parte dei contratti”.