Sì Tav in piazza. Lega: “Se governo dice no, si farà referendum”

12 Gennaio 2019 0 Di ken sharo

Ci sono praticamente tutti, tranne il Movimento 5 Stelle. In piazza Castello a Torino si ritrova il popolo dei Sì Tav: con le “madamine”, organizzatrici del raduno, anche esponenti di Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia e Pd.La piazza è stata convocata dopo la prima manifestazione del 10 novembre scorso. Allora le 7 donne portavoce del movimento, nato come gruppo civico e slegato da ogni partito, riuscirono a coinvolgere circa 40mila persone. Stavolta i partiti ci sono, anche se senza simboli e bandiere: le “madamine” hanno voluto che la piazza rimanesse simbolo delle forze produttive che sostengono la Tav. Molti hanno indumenti arancioni, il colore della prima piazza, e sventolano bandiere italiane ed europee.Ma tra i presenti rimbalzano le polemiche che incrinano la maggioranza di governo. Il Movimento 5 Stelle, infatti, è contrario all’opera e alcuni suoi esponenti avevano preso parte al controraduno dello scorso 8 dicembre, la “giornata dell’orgoglio No Tav”.[video 1627793]Il primo a parlare, a distanza, è il capo politico grillino Luigi Di Maio. Che dalla Sardegna, dove si trova per un evento sulle politiche energetiche, rassicura sulla tenuta dell’esecutivo: “Per me non c’è nessuna crepa con la Lega, abbiamo due convinzioni diverse. C’è un contratto di governo. Nessuno toglie il diritto a Lega e M5S di poter manifestare il proprio pensiero”, dice il vicepremier.Da Torino replica indirettamente Riccardo Molinari, capogruppo leghista alla Camera: “Con M5S non c’è alcuno scontro”, conferma, ma poi rilancia: “Qualora il governo decidesse di non realizzare l’opera credo sia necessario indire un referendum, saranno i piemontesi a decidere”. Poi una battuta sul contratto di governo: “Non dice di non fare la Tav. Cè scritto che avremmo atteso l’analisi costi-benefici, siamo disponibile a modificare il progetto per evitare sprechi”.In piazza Castello c’è anche il governatore della Liguria Giovanni Toti, di Forza Italia: “Sarebbe una follia non finire un’opera già cominciata”, sostiene. E spunta anche il Pd con Maurizio Martina, segretario dimissionario e candidato al Congresso di marzo: “Siamo qui oggi perchè siamo coerenti con il nostro impegno sulla Tav. Al governo dico: basta ambiguità”.

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