Elena Stancanelli: “I 5 stelle non sono niente, quindi disposti a tutto” | L’HuffPost
23 Giugno 2019 0 Di Luna RossaIntervista Huffpost alla scrittrice: “Credo che per Salvini l’immigrazione sia solo il modo più efficace per moltiplicare il consenso. Non gliene frega niente di chi vive e di chi muore”
Per lei, la minaccia è altrove: “I 5 stelle sono più pericolosi della Lega. Perché Salvini, tutto sommato, si muove dentro lo spazio della politica. I grillini, invece, abitano in una zona grigia, che è indecifrabile. Prendono le decisioni in base al numero dei clic che ottengono le loro proposte. Non si capisce bene da chi siano guidati, quali siano le loro regole interne. Non hanno dei reali principi. Oppure, se ce l’hanno, non ce li hanno fatti conoscere. Non sono niente. Dunque, possono essere disposti a tutto”. Elena Stancanelliè una scrittrice che entra nel campo del cosiddetto impegno con pudore: “Sono convinta che l’unico obbligo del mio mestiere sia stare nella propria stanza a scrivere”. Eppure, meno di un anno fa, quasi assalita dalla realtà e trascinata nel corpo a corpo con la politica, è uscita dalla sua stanza ed è salita a bordo della nave Mare Jonio, una di quelle imbarcazioni delle Ong che il governo in carica considera un pericolo per la sicurezza nazionale: “Non amo dire che siamo di fronte al rischio del nuovo fascismo. Credo che demonizzare l’avversario sia un errore tattico. Non serve a creare le condizioni per sconfiggerlo. Al contrario, lo rende ancora più difficile da battere, ingigantendolo”.
Scesa dalla Mare Jonio, Stancanelli ha scritto Venne alla spiaggia un assassino (Nave di Teseo), un libro nel quale racconta perché ha superato lo scetticismo sulla partecipazione diretta degli artisti e degli intellettuali nelle vicende politiche ed è andata a dare una una mano ai buoni: “Chi salva le persone in mare è buono per me, forse lo è anche per lei. Non di certo lo è per Matteo Salvini. Che, invece, sostiene che i volontari delle Organizzazioni non governative siano dei delinquenti, complici dei trafficanti di uomini. Per lui, salvare vite umane è un crimine”.
In realtà, Salvini sostiene di salvare più vite di quante ne salvino le Ong.
E come?
Bloccando gli arrivi. “Meno persone partono, meno persone muoiono”, dice.
È un’ipocrisia. Credo che per Salvini l’immigrazione sia solo il modo più efficace per moltiplicare il consenso elettorale. Non gliene frega niente di chi vive e di chi muore. L’unica cosa che gli interessa è avere più persone possibile che lo applaudano. E ne ha tante.
Perché, secondo lei?
Perché se io mi trovo davanti a una persona e gli dico che “gli immigrati devono andare tutti a fare in culo” otterrò una reazione più immediata, che facilmente aderisce al mio messaggio, perché semplifica, riduce il problema a un sì o un no, dà sollievo. Se, invece, provo a fare un lungo ragionamento sulla complessità delle cose, che in effetti sono molto complesse, è più probabile che quella persona mandi a quel paese me.
Dunque, è necessario salvinizzarsi per competere con Salvini?
Io detesto semplificare. Credo che la vera battaglia sia la battaglia per tenere alto il livello della complessità. Sono esplosa quando Matteo Renzi in un’intervista disse: “Aiutiamoli a casa loro”. Oggi la mia indignazione per quella frase mi sembra sproporzionata, considerato che il governo in carica, in pochi mesi, è riuscito a travolgere qualsiasi tabù sull’omofobia, il sessismo, il razzismo, ritenendo quei confini null’altro che stupide convenzioni politicamente corrette. Però quella semplificazione di Renzi mi sembrò insopportabile. E lo è, infatti.
Allora complico moltissimo: salvare le persone in mare è molto cristiano, ma perché dovrebbe essere anche di sinistra?
È vero che la frase “ero straniero e mi avete accolto” si trova nei Vangeli, non nei testi sacri della sinistra. Tuttavia, come dice Luigi Manconi, il diritto del mare è il fondamento di tutti i diritti umani. Se una persona sta annegando, tu hai il dovere di salvarla. Non so a cos’altro si dovrebbe appoggiare la sinistra se non a questo. Anzi, credo che per ricostruire un pensiero di sinistra sia necessario inglobare e adottare, laicamente, anche una parte del pensiero cristiano.
Il problema dell’immigrazione però comincia dopo aver salvato le persone in mare.
E infatti io non penso che chiunque arrivi in Italia sia buono. Io penso che tutti vadano salvati se sono in pericolo di vita. Poi, certo: tra gli immigrati ci sono santi, criminali, puttane, delinquenti, persone perbene, truffatori, come in tutti i gruppi umani. Il punto è far valere per tutti le regole della comunità. Il diritto è concepito proprio per neutralizzare le potenzialità negative delle persone. Basta applicarlo.
Altrimenti?
Altrimenti si corre il rischio di abolire il confine che c’è tra il pregiudizio e la persecuzione. “Le persone – ha scritto Philip Roth – covano risentimenti, si vilipendono, si fraintendono deliberatamente. Ma non per questo arrivano a massacrarsi come hanno fatto i tedeschi con gli ebrei. Di solito nella vita civile c’è, fra pregiudizio e persecuzione, una barriera costituita dalle convinzioni e dalla paura dell’individuo, e dalle leggi, gli ideali e i valori della comunità”.
In Italia questa barriera rischia di crollare?
Non lo so. Quello che so è che il confine tra il pregiudizio e la persecuzione deve essere presidiato a vista, giorno dopo giorno. In particolare, da chi fa il mio mestiere.
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