“Uniti, umili e radicali” Così la sinistra a Livorno riesce a battere Salvini | Rep
11 Giugno 2019 0 Di Luna RossaIl vincitore: «Se abbiamo vinto è proprio perché rispetto al passato il centrosinistra ha capovolto programma e soprattutto atteggiamento»dal nostro inviato MATTEO PUCCIARELLI
Livorno. Lo sconfitto Andrea Romiti, 44 anni, poliziotto e tessera di Fratelli d’Italia in tasca, dice che a Livorno «ha vinto la sinistra capitalista dei poteri finanziari e di Soros alleata con i centri sociali che vogliono espropriare le case private in mano alle società». Parla fuori dal palazzo del municipio con le bandiere della pace e quella per Giulio Regeni che sventolano; non verranno ammainate, visto che ha perso. Il suo centrodestra super sovranista ci aveva quasi creduto, espugnare la città che nel 1921 diede i natali al Partito comunista faceva gola perché i simboli contano ancora, eccome. Invece niente da fare: 63 per cento a 37. «È la restaurazione», la chiama Romiti. Appare sconsolato: «Questa città non vuole uscire dal ‘900».
Il vincitore invece, il giornalista della tv locale Telegranducato Luca Salvetti, 53 anni, è seduto dentro una ponceria – dove si fa il ponce, livornesissimo digestivo – del popolare quartiere della Venezia e sorride: «Se abbiamo vinto è proprio perché rispetto al passato il centrosinistra ha capovolto programma e soprattutto atteggiamento». C’è una ammissione di fondo, nel suo ragionamento, ovvero l’insopportabile supponenza dei vecchi eredi del partitone rosso, abituati a comandare senza avversari, e che per questo gli elettori avevano voluto punire cinque anni fa con la scelta dei 5 Stelle. «Arroganza e protervia del passato sono state liquidate, in questi anni di opposizione abbiamo fatto un percorso di umiltà», gli fa eco il parlamentare dem Andrea Romano, uno dei registi dell’operazione Salvetti, nome esterno al partito.
Esempi pratici: nel 2014 il Pd locale e regionale voleva a tutti i costi spostare il vecchio ospedale dal centro per costruirne uno nuovo nella frazione di Montenero; e anche sull’inceneritore non voleva sentir ragioni, andava realizzata la terza linea e basta. Su quei due punti al secondo turno M5S e sinistra radicale si saldarono e così il fu-imbattibile Pd andò a casa. Ecco, a questo giro i dem avevano cambiato idea su entrambe le questioni. Alessio Ciampini e Adriano Tramonti, due esponenti della nuova leva pd, mostrano i grafici: «La sinistra è tornata a vincere nei quartieri popolari, forse anche perché mi vede?, zero spocchia, sono una persona normalissima – dice Ciampini – posso andare in giro a parlare ovunque senza problemi». Riconquista quindi, ma ricordando anche che la destra dal dopoguerra non era mai andata al ballottaggio a Livorno e che nel nuovo Consiglio comunale siederanno sei eletti di destra, quando nella scorsa assemblea era solo una.
Comunque sia, in questo clima da rinnovato bipolarismo sono un po’ scomparsi i 5 Stelle, che non si aspettavano solo il 16 per cento al primo turno, dopo cinque anni di amministrazione. Cosa hanno fatto al ballottaggio? Secondo Romiti hanno votato a sinistra, «perché qui sono ideologici anche loro»: tutti i torti non li ha, il Movimento labronico era un po’ parecchio figlio della sinistra non irreggimentata. Stella Sorgente, vice di Filippo Nogarin e candidata sindaco a questo giro, parla di molta astensione, 2 mila schede bianche e una tenue preferenza per il centrosinistra. «Abbiamo pagato il vento nazionale e l’alleanza con la Lega – sottolinea – ma anche alcune scelte impopolari. Peccato perché la delusione è forte e oggi ci lecchiamo le ferite». Aver dimezzato il debito monstre della partecipata dei rifiuti Aamps non è bastato: «Il vecchio sistema di potere è duro a morire…». Così anche lei oggi parla di “restaurazione”.
La sinistra-sinistra invece ha risposto all’appello in nome dell’antifascismo, un collante identitario ancora fortissimo in città, dove da anni la cubitale scritta sulla Fortezza nuova “Msi fuorilegge” viene regolarmente riverniciata: «Il monito che Salvetti deve avere ben chiaro è proprio questo – è il ragionamento di Stefano Romboli del direttivo di Buongiorno Livorno, coalizione che con Potere al popolo aveva ottenuto il 14 per cento – cioè che ha vinto anche grazie al voto delle persone che non lo avrebbero scelto se non avessero avuto paura dell’alternativa e del nemico comune. In questo senso il Pd ha cavalcato sentimenti di pancia e spinto sulle paure come è solita fare la destra di Salvini». Il timore dei nero-verdi, quasi ancestrale in una città completamente rasa al suolo nella seconda guerra mondiale, ha funzionato. Del resto qui c’è un proverbio: «Meglio ave’ paura che toccanne», cioè meglio avere paura che essere picchiati. Forse non per caso la locandina del Vernacoliere, irridente coscienza critica e anarchica di Livorno, avvertiva i concittadini: «Ritornano i fascisti una sega!», a titoli cubitali. E sotto il sommario, amaro: «Non se ne sono mai andati!».
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