Soldi da Mosca, qualcuno in Russia inguaia Salvini | L’HuffPost
11 Luglio 2019 0 Di Luna RossaLa storia del Metropol è una vicenda simile a quella che ha portato alle dimissioni dell’amico sovranista austriaco Strache. Simile sembra la manina. Per ora rubli non sono stati trovati ma certo il leghista rischia di impantanarsi nelle paludi russe
Salvini è sotto scacco. È la deduzione più inquietante dello scandalo dei soldi russi. Forse ancor più inquietante dei contenuti dell’incontro all’Hotel Metropol fra il braccio destro del vicepremier leghista, Gianluca Savoini, e tre anonimi negoziatori russi, durante il quale quest’ultimo mendica soldi (in maniera illecita) per finanziare la campagna elettorale europea della Lega.
Salvini è sotto scacco perché qualcuno ha registrato tutto e, dopo dieci mesi, ha passato i file audio a un giornale online, BuzzFeed. Una vicenda molto simile a quella che ha portato alle dimissioni dal governo di un altro sovranista, l’austriaco Heinz Christian Strache, peraltro grande amico proprio di Salvini, per un video “rubato” in cui proponeva e chiedeva soldi e affari a una sedicente oligarca russa. In entrambi i casi, la controparte è russa. In entrambi i casi, i sovranisti vogliono soldi e appoggio politico dalla Russia. In entrambi i casi, tutto viene registrato e tutto salta fuori, inguaiando i protagonisti.
Che la vicenda Metropol – anticipata da L’Espresso qualche mese fa – inguai politicamente Salvini è fuori di dubbio. Prima di tutto perché il capo leghista non può agevolmente scaricare tutto sulle spalle di Savoini, minimizzando i rapporti intercorrenti tra i due. Savoini non solo è stato per anni il suo portavoce ma è da sempre il link con il mondo russo e la Lega. A parte le miriadi di riunioni con imprenditori e funzionari russi da lui organizzate (qui ben riassunte da Claudio Paudice), la sagoma di Savoini la si trova onnipresente nelle foto che ritraggono Putin con Salvini, Conte e Di Maio durante l’ultima visita di Putin a Roma di una settimana fa, prima alla Farnesina e poi a cena a Villa Madama. Una visita che ha fatto molto piacere a Putin, vista l’accoglienza da zar più che da star riservatagli dalle massime cariche politiche italiane, per tacere del Papa. Né Salvini può pensare di cavarsela con la raffazzonata difesa riassunta in una scarna dichiarazione affidata alle agenzie: “Mai preso un rublo”. Probabilmente sarà vero, l’affare cercato da Savoini non è andato in porto come sperato, tuttavia negli audio vien fuori senza ombra di dubbio come un emissario leghista abbia chiesto a non meglio identificati negoziatori russi vicini al partito di Putin soldi (65 milioni di euro nelle stime di BuzzFeed) per finanziare illecitamente la campagna elettorale. Il tentato finanziamento politicamente non è meno grave di un finanziamento ottenuto.
Infine, a inguaiare Salvini è la domanda forse destinata a non avere mai risposta. Chi ha registrato quegli audio? E chi li ha diffusi seguendo un preciso timing? Perché passarli ai giornalisti solo adesso e non prima delle elezioni? Domande che la stampa austriaca e tedesca si è fatta un mese e mezzo fa quando è scoppiato lo scandalo Strache, il leader dei sovranisti d’estrema destra austriaco che è stato costretto a dimettersi e a portare il paese a elezioni anticipate a settembre prossimo. Anche in quel caso non si è mai saputo chi abbia registrato e poi diffuso il video compromettente in cui, fra le altre cose, il sovranista voleva coinvolgere la nipote di un’oligarca russo in operazioni enormi, tra cui l’acquisto del più diffuso giornale austriaco, la Kronen Zeitung, per garantirsi una stampa fedele e asservita, una volta al potere – promettendo in cambio niente meno che appalti e commesse nel settore delle autostrade austriache.
Due storie che hanno come filo conduttore affari sporchi fra partiti sovranisti e la grande madre Russia. E che sono finite allo stesso modo: con la pubblicazione di audio e video “rubati” non si sa come e da chi. Forse, come detto, non lo sapremo mai ed è giusto peraltro che i giornali difendano le proprie fonti. Certo è che una domanda è lecito porsi: non è che Salvini abbia deciso di rimanere al governo con i 5 Stelle, invece che rompere e andare alle elezioni forte del 40% nei sondaggi, perché sotto ricatto da qualcuno? Mentre si cerca una risposta definitiva, intanto bisogna accontentarsi di un dato di fatto parziale: sicuramente ora, dopo la pubblicazione di questa storia, Salvini è politicamente sotto scacco.
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