Tartarughe, cormorani e gabbiani sono rimasti intrappolati dal greggio che ha invaso 1.500 chilometri
di Daniele Mastrogiacomo
RIO DE JANEIRO – L’intera costa del Nordeste brasiliano è punteggiata da larghe macchie di petrolio che hanno finito per contaminare spiagge e scogli. La scoperta risale al 2 settembre scorso ma solo ora si ha la dimensione dell’inquinamento e dei danni che sta provocando alla fauna marittima.
Gli esperti dell’Ibama, l’Istituto ambientale brasiliano, quelli che Bolsonaro vuole eliminare, spiegano che le macchie di greggio interessano 1.500 chilometri e si estendono a otto Stati: Sergipe, Alagoas, Pernambuco, Paraiba, Rio Grande do Norte, Ceará, Piaui e Maranhão.
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An oil spill from an undetermined source is covering beaches on Brazil’s northeast coast, its environmental agency says
Non si sa ancora da dove provenga, sicuramente non è brasiliano. La Petrobras ha esaminato dei campioni e ha escluso che appartengano ai suoi siti. “Il materiale”, affermano all’Ibama, “è stato scaricato in mare più di un mese fa nelle acque dell’Atlantico da una nave non identificata”. Qualcuno ha ricordato che ad agosto c’era stata una perdita dalla raffineria della Petrobras Abreu e Lima. Ma l’impianto si trova nel comune di Ipojuca, nel sud del Pernambuco. Quindi può arrivare solo dal largo.
La situazione è complessa anche se i tecnici dicono di averla sotto controllo. Immagini sui social mostrano tartarughe e cormorani, oltre a gabbiani e altri volatili, imprigionati nel catrame e ormai in agonia. Squadre di volontari e ambientalisti cercano di recuperarli, liberarli dalla coltre nera e metterli in salvo.