Manovra, ecco il primo assalto. Alla Camera mille emendamenti | Rep
12 Novembre 2019 0 Di Luna Rossa
Dai renziani proposte di modifica al decreto fiscale che possono dividere la maggioranza: ammorbidire le misure anti evasione e limitare arresti e confische. E lo spread sale a quota 150. I tecnici del Senato: plastic tax sovrastimatadi ROBERTO PETRINI
Nonostante gli inviti alla moderazione del ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, ieri nel momento in cui si è abbassata la prima bandierina è scattata la carica dei 1.000 emendamenti al decreto fiscale. Protagonista la pattuglia renziana che ha dispiegato in Commissione Finanze della Camera ben 58 proposte sostanziali di modifica che rischiano di aprire pericolose crepe all’interno della maggioranza.
Due i punti tecnico-politici cruciali: l’ammorbidimento delle manette agli evasori, cavallo di battaglia di Di Maio, e l’alleggerimento dei paletti imposti alle imprese appaltatrici per evitare l’evasione delle ritenute Irpef sui lavoratori, voluti fortemente da Leu.
Due mosse che non resteranno senza ripercussioni all’interno dell’alleanza e che fanno prevedere burrasca sull’esecutivo. Si alimenta così il teorema, quanto mai provato del ministro dell’Economia Gualtieri, secondo il quale i mercati e lo spread reagiscono male alle incertezze della maggioranza e alla conseguente prospettiva di un eventuale ritorno degli anti europeisti guidati da Salvini. Lo dimostra il differenziale tra il Bund tedesco e il Btp decennale che ieri ha continuato a salire schizzando a quota 150 in rialzo rispetto a venerdì di 5 punti base. Tanto è vero che Gualtieri, preoccupato, ha reiterato il suo monito: “È fin troppo banale osservare che lo spread sale perché i mercati temono il ritorno del centrodestra a guida Salvini”.
Così i 1.000 emendamenti, di cui larga parte vengono dalle opposizioni capeggiate dalla Lega e 150 anche dal Pd, rappresentano solo l’antipasto. Il grosso investirà la legge di Bilancio, in discussione al Senato dove stanno altre misure fiscali controverse come la plastic tax, la sugar tax e la tassa sulle auto aziendali già oggetto delle critiche degli uomini di Renzi e che a Palazzo Madama potrebbero andare all’assalto – da venerdì prossimo – anche di quota 100 e delle misure sul cuneo fiscale.
Sul fronte del governo c’è disponibilità, ma assai limitata. Ieri il ministro dell’Economia Gualtieri ha ricordato che l’alternativa alla attuale manovra era quella di attuare quella ereditata dal governo gialloverde che prevedeva 6 miliardi di tagli “con un colpo mortale a sanità e scuola”. Così a Via Settembre non chiude del tutto la porta: il 5 per cento delle misure sulle quali c’è dibattito e dubbi anche “dei proponenti”, ha detto il ministro dell’Economia, “può essere migliorato”. Ma non si possono stravolgere saldi e impostazione generale.
Tornando al pacchetto renziano dei 58 emendamenti, tra i quali Ilva e rinvio della misura sui seggiolini, incidono soprattutto sull’azione fiscale del governo. In prima fila c’è l’articolo 39 dove, su spinta grillina, sono state inasprite le sanzioni penali per i reati di evasione fiscale: Italia Viva chiede di sopprimere il rafforzamento delle pene e soprattutto modifica le norme introdotte dal decreto per evitare che arresti e confische colpiscano contribuenti quando è ancora in atto la fase di accertamento da parte della Guardia di Finanza.
L’altra proposta renziana riguarda l’articolo 4, introdotto su indicazione soprattutto di Leu, che introduce paletti per evitare che società o imprese appaltino lavori con alto tasso di manodopera “fantasma” che successivamente scompaiono e non pagano le ritenute Irpef dei lavoratori al fisco. La norma del decreto, secondo Iv, comporta appesantimenti burocratici per le imprese e dunque si prevede una differenziazione del trattamento almeno per le aziende “sane”.
Così per manovra si profilano acque agitate, un segnale anche i rilievi giunti ieri durante le audizioni parlamentari. Confindustria ha criticato plastic tax e aumento delle tasse sulle auto aziendali, Cgil-Cisl-Uil hanno puntato l’indice sulle scarse risorse destinate al taglio del cuneo fiscale. La Corte dei conti ha parlato di “mancanza di un quadro organico” mentre per i tecnici del servizio Bilancio del Senato il gettito della plastic tax è sovrastimato di 800 milioni su 1,1 miliardi previsti dalla “Finanziaria”.
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