Roma, targhe imbrattate, la responsabilità della destra che cavalca la deriva squadrista | Rep
28 Novembre 2019 0 Di Luna Rossa
Lo sfregio degli schizzi di vernice nera sui nomi di due vittime delle leggi razziali, Nella Mortara e Mario Carrara. Soltanto una settimana fa era stata cambiata l’intitolazione di quelle strade, cancellando il nome di Arturo Donaggio, firmatario del manifesto fascista della razza. Quel gesto di riparazione storica deciso dal Comune è stato così ribaltato nel suo significato e più ancora nel suo valore morale dall’oltraggio notturnodi EZIO MAURO
Sono usciti di notte, come ladri, per sfregiare con gli schizzi della loro vernice nera le due targhe stradali che nel XIV Municipio di Roma ricordano il nome di due vittime delle leggi razziali, Nella Mortara e Mario Carrara. Soltanto una settimana fa era stata cambiata l’intitolazione di quelle strade, cancellando il nome di Arturo Donaggio, firmatario del manifesto fascista della razza.
Quel gesto di riparazione storica deciso dal Comune è stato così ribaltato nel suo significato e più ancora nel suo valore morale dall’oltraggio notturno. Quella vernice che vorrebbe occultare la memoria è infatti il segno di un rifiuto persistente e ostinato ad accettare la lezione della storia e la cultura della democrazia in cui vive dal 1945 il nostro Paese. È la prova di un’estraneità permanente alle vicende della Repubblica, allo spirito della Costituzione che ha reinsediato le regole di libertà in Italia, con i diritti e i doveri che ne conseguono.
Ma c’è naturalmente di più. Intanto la mancanza di ogni umana pietà, di una coscienza autonoma e responsabile che sia almeno capace di distinguere tra vittime e carnefici. E poi la riproposizione di un antisemitismo che contrassegna le pagine peggiori della memoria italiana, e che rispunta in gesti isolati ma ripetuti, come la scritta “Negozio di ebrei” a Sesto San Giovanni: e ora a Roma.
Attorno, a creare un contesto, la rivitalizzazione di un fascismo fantasmatico, fuori dalla storia e dal giudizio del secolo, senza un progetto e senza uno schema politico concreto: ma tuttavia nuovamente presente nella società, continuamente tentato di manifestarsi, incapace di esprimersi con una teoria politica ma pronto al situazionismo del “gesto”, della provocazione e dello sfregio, all’insegna di una alterità totale, quindi pronto a pescare nel mare vasto dell’emarginazione e nel rancore.
Al riparo della grande banalizzazione di Stato e del riduttivismo politico, impegnati a ripetere che il regime fascista non può tornare, è già tornato questo fascismo sciolto, disorganico, incapace di lasciare un segno politico che vada oltre lo sfregio, ma ormai insediato nel retroterra violento di un radicalismo di destra, che cresce nella zona di confine.
La novità che la frequenza e la moltiplicazione di questi gesti segnalano, è una sorta di legittimazione strisciante da parte del sistema, come se le incursioni non venissero condivise, ma il pensiero che le muove, il linguaggio che esprimono, il messaggio che veicolano, il significato che producono fossero ormai accettati e assimilati: e il tutto facesse parte della normalità del paesaggio politico italiano. Anche sfregiare la memoria dell’Olocausto, rovesciare Il giudizio sulla vergogna italiana delle leggi razziali, come se la radicalità dell’odio risorgente in Italia nei confronti del migrante, dello straniero, dell'”ospite clandestino”, risvegliasse automaticamente il fantasma dell’antisemitismo.
È evidente la mancanza di responsabilità democratica della destra parlamentare, che continua a non sentire il dovere di condannare con chiarezza questi episodi, separandosi definitivamente dai gesti di oltraggio, dalle manifestazioni estremistiche, dai riferimenti spuri al fascismo, rifacendosi integralmente alla costituzione e alla democrazia. Al contrario, c’è come uno scambio tacito sul confine della Repubblica: ambiguità, compiacenza e contiguità contro voti, riconoscimento e consenso, sfiorando continuamente e coscientemente i tabù storici della nostra democrazia.
Tocca alla consapevolezza dei cittadini pretendere dalla politica questa ripulsa, reagendo ad ogni ingiuria antisemita, ad ogni azione fascista, di qualsiasi portata. Anche perché quando torna in scena l’antisemitismo e la reinterpretazione di moduli fascisti non si può più distinguere tra gesti grandi o piccoli: ognuno di essi porta infatti in sé intero l’oltraggio ai cittadini ebrei e alla storia del Paese.
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