Allarme di Bankitalia: “Il prestito per la casa di Renzi possibile frutto di riciclaggio” | Rep
5 Dicembre 2019 0 Di Luna Rossa
Nella segnalazione di operazione sospetta anche l’ipotesi di corruzione. Gli avvisi degli istituti di credito aumentati dopo le dimissioni dell’ex segretario del Pd da Palazzo Chigidi MARCO MENSURATI e FABIO TONACCI
“Possibili fenomeni di falsa fatturazione, frode e riciclaggio”. Di più. “Aspetti suggestivi di condotte eventualmente integranti gli estremi della corruzione”. Con un linguaggio insolitamente esplicito per una Segnalazione di operazione sospetta (Sos), l’intelligence finanziaria della Banca D’Italia fa fare un salto di livello all’inchiesta sulla vicenda dell’acquisto della villa di Matteo Renzi.
Come sappiamo, il senatore e leader di Italia Viva il 23 luglio 2018 ha comprato una casa di 285 metri quadrati sulle colline fiorentine al prezzo di un milione e trecentomila euro. Ha pagato la caparra grazie a un prestito di 700 mila euro che la signora Anna Picchioni, vedova dell’imprenditore Egiziano Maestrelli, ha bonificato “con disposizione urgente” ad Agnese Landini, moglie di Renzi. Quei soldi erano arrivati sul conto della vedova solo poche ore prima, girati dalla Pi.Da. Spa (la holding della famiglia Maestrelli) a saldo di un vecchio debito. Renzi ha restituito il prestito dopo neanche cinque mesi. Tale movimento bancario è stato oggetto di una prima Sos dell’Unità di informazione finanziaria, emessa il novembre scorso, che ha spinto la procura di Firenze ad aprire un fascicolo di indagine “modello 45”, senza indagati né ipotesi di reato.
Quella che Repubblica ha visionato, invece, è una seconda Sos, avente per oggetto la medesima operazione, ma che, partendo dai 700 mila euro, approfondisce i conti correnti del Gruppo Maestrelli spingendosi fino a quelli della Fondazione Open e del Comitato Nazionale Basta un Sì, nato per sostenere il referendum sulla riforma costituzionale. Scrivono dunque gli 007 finanziari: “Il riscontro del sospetto trasferimento di 700 mila euro dalla vedova Maestrelli alla moglie di Renzi (…) ha condotto alla verifica dei rapporti (i conti correnti, ndr) intestati alla holding Pi.Da. Spa e così all’individuazione di significative anomalie, principalmente orientate al sospetto di possibili fenomeni di falsa fatturazione, frode fiscale e riciclaggio”. Significa che a monte dell’erogazione del prestito alla moglie di Renzi ci sarebbero stati, nella galassia societaria dei Maestrelli, movimenti finanziari fatti allo scopo di ripulire denaro. “L’analisi relativa ai conti di alcune delle società del Gruppo Maestrelli ha mostrato un ordito, invero molto opaco, di giri infragruppo e trasferimenti incrociati tra le varie entità, con causali generiche o molto verosimilmente fittizie”.
Ma gli analisti dell’Antiriciclaggio di Bankitalia vanno oltre: “Attraverso l’ulteriore rilievo di elementi indicativi la presunta esistenza di una fitta rete di affari a vantaggi reciproci e operatività incrociata, sono stati individuati i rapporti (bancari, ndr) della Fondazione Open e del Comitato Basta un Sì, la cui analisi sembrerebbe avere evidenziato aspetti suggestivi dell’ipotesi di condotte eventualmente integranti gli estremi della “corruzione””. Il documento non fornisce alcun altro elemento utile su quest’ipotesi della corruzione, né spiega su quali presupposti sia formulata.
Ribadito che, al momento, nessuna formale accusa è stata mossa nei confronti del senatore, vale la pena soffermarsi sul ruolo che in tutta questa storia stanno giocando le Sos. A quanto risulta a Repubblica, gli inquirenti hanno assistito a una proliferazione delle segnalazioni, da parte di alcuni istituti di credito, coincidente con l’ultima fase della carriera politica di Renzi, ossia da quando ha lasciato Palazzo Chigi. Ad esempio la Sos che alimenta l’inchiesta su Open, aperta quest’anno, è riferita a circostanze (la parcella da 2,3 milioni ricevuta dall’avvocato Alberto Bianchi dal Gruppo Toto e, di conseguenza, i 400 mila euro girati da Bianchi a Open e al Comitato) avvenute tra il 2016 il 2017.
Una Sos, pur alludendo a ipotesi di reato, non ha, né può avere, rilevo penale, a meno che non sia un magistrato ad attribuirglielo. “Quella sulla casa di Renzi non è un’inchiesta prioritaria”, si limitano a dire in procura.
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