TURCHIA. «Ypg terroriste o metto il veto»: Erdogan minaccia la Nato
5 Dicembre 2019di Chiara Cruciati il Manifesto
Roma, 4 dicembre 2019, Nena News – I curdi, vittima sacrificale della moribonda Alleanza atlantica, al vertice Nato li ha portati il più insospettabile: il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Facendo seguito a giorni di schermaglie con il presidente francese Macron, ieri Erdogan ha lanciato il suo anatema. E la sua minaccia: il veto ai piani Nato per la difesa in Polonia e nei paesi Baltici se gli alleati non etichetteranno come terroriste le unità di difesa popolari curde Ypg e Ypj. Quelle che hanno sconfitto l’Isis.
Il cortocircuito è plastico: i piani atlantici per Lituania, Estonia, Lettonia e Polonia vanno ovviamente letti in chiave anti-Russia, la potenza che appena un mese e mezzo fa ha certificato l’occupazione turca del nord est siriano, della regione a maggioranza curda Rojava.
Erdogan ricambia a modo suo, con un veto che ufficialmente è inaccettabile dai paesi membri della Nato. Ufficialmente, visto che i curdi sono stati già ampiamente abbandonati. Il presidente turco vuole di più, vuole che si applichi l’articolo 5 sulla difesa interna dell’Alleanza, come se le Ypg/Ypj stessero minacciando la sicurezza turca, e vuole l’endorsement europeo sulla sua safe zone nel nord est siriano.
Della questione si è già dibattuto, sotto forma di dichiarazioni al vetriolo scambiate con Macron, contrario a ciò che ha definito un «disastro umanitario» – 230mila sfollati, centinaia di uccisi – che mina il ruolo delle Ypg contro l’Isis e il processo di pacificazione siriano (dimenticando il disastro in Libia guidato da Nato e Francia).
Ieri il capo dell’Eliseo ha rincarato la dose e lo ha fatto, non a caso, durante il colloquio con il presidente statunitense Trump, il cui ritiro è stato la luce verde all’operazione turca contro il Rojava: «Il nemico comune sono i gruppi terroristici – ha detto – ma mi dispiace dire che non diamo tutti la stessa definizione di terrorismo. La Turchia combatte con noi contro l’Isis, ma a volte lavora con alleati dell’Isis».
A gettare acqua su un fuoco pericoloso è il segretario generale Stoltenberg, deciso a salvare un vertice già a rischio di suo: sappiamo tutti, ha detto, che l’Alleanza ha un problema sulla questione Ypg, ma sta lavorando per risolverlo. Consapevole che ad aver garantito tanta forza ai turchi è la debolezza Usa, con Trump che è arrivato a definire i curdi più pericolosi dell’Isis per giustificare l’occupazione del Rojava.
Ma il punto, dirimente, sta nella mancata condanna – concreta, non a parole – dell’autoritarismo turco, che in Siria si traduce in un’occupazione militare illegale e crimini di guerra e in casa in una repressione politica con pochi precedenti.
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